I Monaci di Norcia, facciamo del nostro meglio per tornare alla vita normale

Ci sono tristi pezzi di villaggi di campagna ridotti a ruderi

I Monaci di Norcia, facciamo del nostro meglio per tornare alla vita normale

Cari Amici,
Nonostante le scosse di assestamento non accennino a smettere, noi facciamo del nostro meglio per tornare alla vita normale e per rispondere al tempo stesso alle nuove realtà della vita, in una regione gravemente danneggiata dal terremoto. Questa doppia sfida si è fatta ancora più pressante la scorsa settimana quando abbiamo ripreso la vecchia abitudine di dedicare ogni anno quattro intere giornate alle escursioni.

Ogni settimana facciamo una camminata di tre ore per le montagne attorno al monastero, ma quattro volte all’anno la estendiamo a tutta la giornata e talvolta stiamo fuori anche la notte. La settimana scorsa siamo risaliti per uno dei vecchi sentieri a noi caro, il cammino da Norcia al monastero di Sant’Eutizio a Preci. Sant’Eutizio era un eremita che, assieme a San Fiorenzo e Santo Spes, si dice sia stato responsabile della formazione di San Benedetto bambino. La passeggiata che abbiamo fatto è quella che il nostro patrono avrebbe fatto 15 secoli fa per ottenere le fondazioni in virtù e lettere.

Fatta eccezione per l’avvistamento di una famiglia di 12 cinghiali che abbiamo inseguito per 200 metri prima di perderli nella fitta boscaglia, questo sentiero normalmente mite ed accogliente non assomiglia in niente a quello fatto appena sei mesi fa. Gran parte dell’attenzione dopo i terremoti è stata comprensibilmente rivolta ai più grandi disastri di Amatrice e Norcia, ma oltre a quelle storie che ovviamente colpiscono di più, ci sono tristi pezzi di villaggi di campagna ridotti a ruderi. Abbiamo visto chiesa dopo chiesa rasa al suolo, casa dopo casa irrimediabilmente distrutta, in località di collina dove normalmente le telecamere non arrivano.

Venendo dalle montagne invece che dalle strade, tutto si mescola in una lunga catena di tragedie. Anche se le vite sono state risparmiate dalla grazia di Dio, questi uomini e queste donne non hanno una casa dove tornare, e sono in molti a non avere più un lavoro che li sostenga, costretti oggi ad affrontare la difficile scelta se restare e aspettare la ricostruzione del villaggio, o sistemarsi presso amici o familiari in condizioni migliori.

Unendo le nostre preghiere a tutti coloro che soffrono, a partire dal primo sabato di febbraio abbiamo iniziato la nuova tradizione di una processione comunitaria del rosario con una statua della Madonna, estratta dalle macerie del nostro monastero in città. Dopo che uno dei nostri novizi l’ha accuratamente restaurata con colla e gesso, abbiamo camminato assieme a lei in collina, su e giù per i sentieri di montagna, chiedendo la sua intercessione affinché una nuova vita sgorghi in queste città e in questi paesi millenari. Quia non est impossibile apud Deum.
Siate certi della nostra preghiera e della nostra gratitudine per il vostro sostegno,

Padre Benedetto Nivakoff, O.S.B.
Priore

Per ogni aggiornamento o informazione su come dare una mano, potete visitare https://it.nursia.org/terremoto/

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