
Anniversario sisma, arcivescovo Boccardo invita a ripensare priorità della vita
Ancora sentiamo il peso, la fatica e la delusione. Inutile moltiplicare le lamentazioni, è ora di dare una svolta all’esistenza
“Io credo che questo anniversario, il quarto di questo terremoto, debba spingerci tutti a una profonda revisione di vita. Inutile piangersi addosso e moltiplicare le lamentazioni”, ha dichiarato l’Arcivescovo di Spoleto-Norcia monsignor Renato Boccardo. «É ora di dare una svolta all’esistenza e riempirla di cose nuove e valide che illuminino la mente e che riscaldino il cuore”.
30 ottobre 2016 – 30 ottobre 2020: sono trascorsi quattro anni dalla violenta scossa di terremoto che ha ferito in modo irreversibile Norcia e la Valnerina, con danni anche nella valle spoletana. “Ringraziando Dio questa terra non ha pianto vittime. Quest’anno a causa del diffondersi nuovamente del Coronavirus non è stato possibile tenere cerimonie pubbliche, civile e religiose” ha aggiunto l’Arcivescovo.
Monsignor Boccardo, vuole ricordare questo anniversario. «Quattro anni fanno 1460 giorni durante i quali – afferma – sentiamo tutto il peso, la fatica e anche la delusione di cui abbiamo tante volte abbiamo parlato e che non vogliamo ripetere più. Però stiamo vivendo un momento difficile aggravato anche dalla situazione di emergenza sanitaria legata al Covod-19 che si prolunga nel tempo. Mi sembra che risuoni particolarmente attuale e urgente in questa circostanza il monito di Papa Francesco: più grave della pandemia, e io aggiungo più grave del terremoto, sarebbe soltanto l’incapacità di cogliere un messaggio che la pandemia e il terremoto ci portano: quello di una vita seria in grado di valorizzare ciò che è essenziale, capace di ricominciare sempre di nuovo“.
“Siamo sollecitati a questo anche dalla pandemia che torna a farci sperimentare la fragilità, la trepidazione e l’incertezza del futuro. Fissiamo la nostra attenzione sulle cose essenziali, lasciamoci guidare da questa sapienza naturale di credenti che lo Spirito di Dio infonde nei nostri cuori e dalla ricerca di cose grandi capaci – ha concluso il Presule – di dare senso e rendere feconda la nostra vita”.
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