
A Cascia celebrazioni tra fede, pace e solidarietà
Le celebrazioni per la Festa di Santa Rita si sono concluse con una partecipazione straordinaria, rafforzando ancora una volta il profondo legame spirituale e umano che unisce la città umbra ai pellegrini giunti da ogni parte del mondo. Al centro della commemorazione, il messaggio spirituale della santa degli impossibili si è tradotto in un invito urgente alla pace, alla riconciliazione e al perdono, temi ripresi con forza nel solenne pontificale celebrato dal Cardinale Baldassare Reina nella Basilica di Cascia.
La ricorrenza ha avuto il suo culmine nella liturgia del 22 maggio, accompagnata da un’intensa riflessione sull’attualità del messaggio evangelico incarnato da Santa Rita. La sua figura è stata riproposta non come modello inarrivabile, ma come guida concreta e umana in un mondo attraversato da guerre, violenze e tensioni familiari e sociali.
La Badessa del Monastero Santa Rita da Cascia, Suor Maria Grazia Cossu, ha interpretato il senso della festività sottolineando che “la pace è una scelta quotidiana”, resa possibile solo da una volontà costante di ascolto e riconciliazione. Ha ricordato come Santa Rita abbia vissuto pienamente ogni fase della sua esistenza, affrontando dolori e perdite, ma scegliendo sempre il perdono e la relazione con l’altro.
Questo spirito ha permeato le celebrazioni che si sono svolte a Cascia, trasformando la città in un centro di raccoglimento, preghiera e comunione. I pellegrini, accorsi in migliaia, hanno riempito chiese e piazze, dando vita a un evento che va ben oltre la dimensione religiosa per diventare testimonianza di coesione umana e spirituale. Le strutture ricettive della città hanno registrato il tutto esaurito, confermando quanto Santa Rita continui a rappresentare un punto di riferimento per i fedeli.
Nel corso dell’omelia del Pontificale, il Cardinale Reina ha evidenziato come l’insegnamento evangelico di “vincere il male con il bene” rappresenti oggi una delle sfide più difficili e necessarie. Il suo intervento ha fatto riferimento alla lettera di San Paolo ai Romani, in cui l’apostolo invita a non farsi giustizia da soli, ma a contrastare il male con atti di bene, generando un circolo virtuoso di amore e compassione.
Santa Rita, secondo il Cardinale, incarna questa scelta in modo pieno: non ha reagito alla violenza con vendetta, ma ha scelto la via della riconciliazione, del silenzio operoso, del sacrificio e della preghiera. Una testimonianza concreta che, ha osservato il porporato, può aiutare anche oggi ad affrontare le situazioni più dure, personali e collettive.
Il Cardinale Reina ha poi affrontato con decisione il tema della violenza, in particolare quella che colpisce le donne. Ha denunciato una crescente assuefazione sociale alla brutalità, fino alla perdita di capacità di indignazione: “Non riusciamo nemmeno più a dire: non è giusto, non si fa”. Un’ammonizione forte, accompagnata dall’invito a tornare a costruire relazioni basate sulla gentilezza e sulla dignità di ogni essere umano.
Nel messaggio lanciato durante l’omelia, è stato anche sottolineato come la vita umana non possa essere oggetto di negoziazione o compromesso. Il riferimento esplicito ai femminicidi è stato trattato come sintomo di una società che ha smarrito l’essenza della propria umanità. In questa cornice, il Vangelo proposto da Santa Rita, con la sua forza disarmante, diventa una risposta possibile e concreta.
Il messaggio del Pontefice, Papa Leone XIV, ha ulteriormente rafforzato la dimensione internazionale e profetica della Festa. Attraverso il saluto consegnato da Padre Alejandro Moral, Priore Generale degli Agostiniani, il Papa ha rinnovato la sua vicinanza alla comunità agostiniana di Cascia, richiamando all’urgenza della preghiera per la pace in luoghi segnati dalla guerra come l’Ucraina e la Striscia di Gaza.
Papa Leone XIV ha anche rilanciato il significato del “disarmo del linguaggio”, sottolineando come sia necessario tornare a forme di comunicazione autenticamente umane, capaci di costruire ponti e non barriere. Il suo intervento, carico di sollecitudine pastorale, ha fatto emergere la centralità della parola come primo strumento di riconciliazione.
Il Cardinale Reina ha accolto e rafforzato questo appello, affermando che è tempo di riscoprire relazioni fondate sulla cura, sulla delicatezza, sull’umanità condivisa. La spiritualità di Santa Rita, ha detto, è un profumo che può irradiarsi da Cascia fino ai confini della terra. Non un profumo artificiale, ma quello genuino della santità quotidiana.
Una nota di particolare commozione ha accompagnato il ricordo del legame profondo tra la comunità di Cascia e l’attuale Pontefice, che per anni ha partecipato alla Festa da Priore Generale. La città, come ricordato dal Sindaco Mario De Carolis, conserva viva la memoria di quella presenza, che ha contribuito a rafforzare l’identità spirituale del luogo e a radicare ancora più profondamente il culto di Santa Rita.
Oltre agli aspetti liturgici, la Festa di Santa Rita ha offerto anche un’occasione concreta per riflettere su forme di solidarietà attiva. La Fondazione Santa Rita da Cascia Ente Filantropico ETS ha promosso la campagna “Un gesto di fede, un dono di grazia” a favore del progetto “Dopodinoi”, destinato a 12 giovani adulti con disturbi dello spettro autistico.
Il progetto prevede la realizzazione di un cohousing assistito con dotazioni domotiche avanzate, concepito per garantire autonomia e dignità a persone che, con il venir meno della famiglia di origine, rischiano l’isolamento. L’iniziativa si configura come uno dei primi esempi in Italia di “casa del futuro” per soggetti autistici, un modello che unisce innovazione e sensibilità sociale.
Chi contribuisce alla campagna con una donazione minima riceve l’anello della Festa di Santa Rita, inciso con il simbolo della rosa. Un gesto simbolico che unisce la fede al sostegno concreto delle fragilità, riaffermando la centralità del carisma di Santa Rita nel servizio agli ultimi.
Il Monastero Santa Rita da Cascia, fondato nel XV secolo e ancora oggi dimora di una comunità agostiniana femminile, rappresenta il fulcro spirituale attorno a cui ruotano le attività liturgiche e caritative. Le monache agostiniane continuano a vivere secondo una regola di silenzio, preghiera e lavoro, offrendo anche oggi un modello di vita consacrata in ascolto del mondo.
La Fondazione, nata nel 2012, ha progressivamente ampliato il proprio raggio d’azione, estendendo gli interventi caritativi in vari Paesi del mondo, tra cui Perù, Libano, Africa e Filippine. L’opera è l’evoluzione di una lunga tradizione di servizio, risalente al progetto dell’Alveare, avviato nel 1938 da Beata Maria Teresa Fasce, figura chiave nella modernizzazione del culto ritenuto patrimonio spirituale dell’umanità.
I principali momenti della Festa, come il Pontificale, la Benedizione delle Rose e la Supplica, sono stati trasmessi in streaming attraverso i canali social ufficiali del Monastero, permettendo anche a chi non ha potuto raggiungere Cascia di partecipare alle celebrazioni.
La liturgia del 22 maggio è stata occasione per ribadire che la santità, come ha detto il Cardinale Reina, non è un traguardo riservato a pochi, ma una possibilità per ciascuno. La figura di Santa Rita, segnata da dolori personali, ostacoli familiari, rinunce e sofferenze fisiche, è stata presentata come modello accessibile, reale e attuale.
Il porporato ha sottolineato che la santità non è fuga dalla realtà, ma immersione profonda nella condizione umana, affrontata con lo spirito del Vangelo. Il dolore, ha ricordato, non ha l’ultima parola, e ogni ferita può essere trasformata in seme di speranza. Santa Rita ha incarnato questa verità, vivendo ogni passaggio della propria vita con spirito di offerta e di riconciliazione.
Nel suo discorso, il Cardinale ha richiamato anche la necessità di una fede che sia costante e non occasionale. Ha invitato i presenti a non vivere il cristianesimo come una parentesi legata alle festività, ma come linfa quotidiana capace di trasformare ogni gesto, ogni parola, ogni decisione.
Rimanere uniti a Cristo, ha detto, è la sola condizione per portare frutto. Così come un tralcio non può dare grappoli se non resta attaccato alla vite, allo stesso modo la vita spirituale non può produrre effetti se non si nutre di relazione continua con il Vangelo.
In conclusione, il messaggio che si è levato da Cascia in occasione della Festa di Santa Rita 2025 è stato chiaro: la pace è un cammino, non una condizione automatica; richiede scelta, perseveranza, coraggio. In un tempo segnato dalla frammentazione e dalla conflittualità, l’esempio della santa umbra offre una via percorribile, fatta di gesti quotidiani, di perdono vissuto e di amore che sa andare oltre il male subito.
La figura di Santa Rita continua a essere, per la Chiesa e per il mondo, testimonianza di una santità incarnata, accessibile, fatta di relazioni ricucite, ferite guarite, dignità riscattate. Cascia si conferma così luogo di spiritualità viva e generativa, punto di partenza per un’umanità più riconciliata, profumata del bene che sa disarmare anche il cuore più indurito.
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