
La FP CGIL di Perugia, la FISASCAT CISL e la UIL FPL esprimono profonda preoccupazione per le notizie di esternalizzazione dei servizi dell’ Opera Santa Rita di Roccaporena di Cascia e di ventilati licenziamenti che ne sarebbero la conseguenza. Apprezziamo l’interessamento delle Istituzioni locali e attendiamo la disponibilità al dialogo dei vertici dell’Ente.
Tuttavia, resta forte la preoccupazione delle tre sigle sindacali per il futuro non solo dei lavoratori e delle loro famiglie, ma anche della stessa Opera. Per questo, pur comprendendo le difficoltà di gestione dell’Ente, ci impegniamo a sostenere gli operatori nella loro battaglia non solo per la salvaguardia del posto di lavoro, ma anche dei loro diritti contrattuali e stipendiali.
Questi lavoratori hanno assicurato per tanti anni il buon funzionamento dell’Opera anche facendosi carico di persona di sacrifici per venire incontro alle difficoltà, dimostrando sempre volontà di apertura alla discussione e alla ricerca delle soluzioni e anche in questo particolare e delicato momento sono pronti a fare altrettanto, ma non accetteranno imposizioni che non tutelino i loro diritti e la dignità del loro lavoro.
Da parte nostra ricordiamo che è fatto obbligo il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali e che pretendiamo che l’iter venga rispettato e per questo abbiamo provveduto a chiedere un incontro per affrontare la problematica.
Per entrare nel merito è ovvio che ci batteremo affinché non avvenga alcuna esternalizzazione. E non ci basta l’eventuale rassicurazione che i lavoratori verranno riassunti dalla Cooperativa subentrante. Dove sarebbe infatti il risparmio, visto che a questi lavoratori per effetto della legge 300 art. 13 non potrà e non dovrà essere diminuito lo stipendio? Dove sarà il risparmio visto che non accetteremo nessun cambiamento di inquadramento e di Contratto Collettivo Nazionale?
Non sarebbe meglio, invece, approfittando della pausa estiva, riflettere sulla situazione e aprire un tavolo di confronto che ci coinvolga tutti? Siamo sicuri che una soluzione la troveremo senza ricorrere ad estremi che non farebbero bene a nessuno, tantomeno al buon funzionamento dell’Opera, al suo prestigio e a quello del territorio.
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