
Nuove norme semplificano la ricostruzione degli edifici di culto
La ricostruzione degli edifici di culto danneggiati dai sismi del 2016 e 2017 compie un importante passo avanti con l’approvazione di nuove misure che mirano a snellire il processo di approvazione delle varianti necessarie. Le modifiche sono state introdotte tramite un’ordinanza approvata nella Cabina di coordinamento sisma, la quale apporta alcune innovazioni rispetto all’Ordinanza 105. Tra i principali cambiamenti c’è la semplificazione delle procedure per le varianti edilizie e la possibilità di destinare una parte dei fondi per la tutela di beni mobili e opere d’arte.
Il Commissario alla Riparazione e Ricostruzione Sisma 2016, Guido Castelli, ha dichiarato che gli strumenti a disposizione dei Soggetti attuatori sono stati perfezionati per facilitare la gestione delle varianti, spesso necessarie per garantire la conservazione degli edifici, che rivestono non solo un ruolo religioso, ma anche un valore storico e artistico per le comunità. In questo contesto, è stato eliminato il limite del 20% per le varianti, consentendo una maggiore flessibilità nelle modifiche da apportare durante i lavori di ricostruzione.
Inoltre, una delle principali novità riguarda la possibilità di utilizzare fino al 3% dell’importo dei lavori per la custodia e la conservazione di beni mobili e opere d’arte presenti negli edifici di culto. Questa misura si applica anche agli edifici che sono stati dichiarati beni culturali dopo il sisma. Questa decisione sottolinea l’importanza di preservare non solo le strutture edilizie, ma anche il patrimonio artistico e culturale che questi luoghi rappresentano per le comunità locali.
Le nuove misure sono il risultato della collaborazione tra le diverse istituzioni coinvolte, tra cui i Presidenti di Regione, la Conferenza Episcopale Italiana (CEI), le Diocesi e Arcidiocesi, nonché gli enti ecclesiastici riconosciuti civilmente. Questa sinergia ha permesso di raggiungere risultati concreti nel processo di ricostruzione, in particolare per quanto riguarda gli edifici di culto, molti dei quali sono considerati di grande valore artistico e culturale.
Un altro aspetto rilevante dell’ordinanza riguarda l’ammissione al contributo degli edifici di culto con nesso di causalità accertato attraverso una perizia giurata. Questo permette di includere anche quegli edifici il cui danno è direttamente attribuibile al sisma. Inoltre, è stata introdotta una nuova disposizione che consente al Vice Commissario di valutare l’erogazione di un ulteriore 30% del contributo anche se non è stato ancora raggiunto l’80% dell’avanzamento dei lavori. Questa misura mira a garantire un flusso di fondi più rapido per sostenere il proseguimento dei lavori nei casi in cui ci siano difficoltà legate al completamento dei progetti.
Attualmente, il numero degli edifici di culto danneggiati e finanziati ammonta a 1.217, con un importo complessivo stanziato di oltre 741 milioni di euro. Questi edifici, sia pubblici che privati, sono distribuiti principalmente nell’area dell’Appennino centrale, colpita dalla sequenza sismica del 2016-2017. Grazie alle nuove disposizioni, si prevede un’accelerazione dei lavori di riparazione e ricostruzione, con l’obiettivo di restituire quanto prima questi luoghi alle loro comunità.
In sintesi, le modifiche apportate mirano a snellire le procedure burocratiche e a garantire una maggiore tutela del patrimonio culturale e artistico, facilitando al contempo il lavoro delle istituzioni coinvolte nel processo di ricostruzione post-sisma.
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