
Appennino centrale modello di rilancio territoriale efficace
È stato presentato a Roma, presso l’Università Mercatorum, il “Rapporto Montagne Italia 2025”, realizzato dall’Uncem (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani) in collaborazione con il Dipartimento per gli Affari regionali e le Autonomie della Presidenza del Consiglio. L’analisi, sviluppata nell’ambito del Progetto Italie, esplora la condizione attuale delle aree montane italiane, mettendo in luce le sfide sociali ed economiche, i cambiamenti demografici e le strategie attivate per il rilancio di questi territori.
Il rapporto, articolato in 800 pagine, affronta in particolare il fenomeno dello spopolamento e del neopopolamento, ponendoli in relazione con due strumenti istituzionali fondamentali: la Strategia Nazionale delle Aree Interne e la Strategia delle Green Community. Entrambe le iniziative sono considerate leve operative fondamentali per contrastare l’abbandono delle zone montane e promuovere nuove forme di insediamento e sviluppo sostenibile.
Nel corso dell’incontro, è intervenuto anche il Commissario Straordinario per la ricostruzione post-sisma 2016, Guido Castelli, che ha sottolineato il ruolo chiave dell’Appennino centrale come modello virtuoso di rinascita territoriale. Secondo Castelli, il rilancio delle aree colpite dal terremoto è stato affiancato da un piano organico di sviluppo economico e sociale grazie al programma NextAppennino, che ha favorito la ripresa di attività produttive e servizi essenziali.
Castelli ha richiamato l’attenzione sui segnali incoraggianti emersi recentemente, come il cambiamento di tendenza demografica rilevato nel 2024 dall’Istat nel corso del Festival della restanza e della tornanza a Colli del Tronto. Un’inversione di rotta che, secondo il Commissario, dimostra l’efficacia delle azioni coordinate a livello istituzionale e territoriale.
Il rapporto evidenzia come la rigenerazione dei territori montani debba passare attraverso una governance multilivello, capace di valorizzare il ruolo delle comunità locali. Secondo quanto illustrato, il lavoro svolto nelle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria per la ricostruzione post-sisma rappresenta un’esperienza significativa anche per le altre aree montane del Paese, in un’ottica di coesione territoriale e rilancio sostenibile.
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