La “Zona rossa” e la commozione di Monsignor Riccardo Fontana a Norcia [VIDEO]

Il giro del centro storico, simbolo del terremoto del 30 ottobre.

La “Zona rossa” e la commozione di Monsignor Riccardo Fontana a Norcia  da Paolo Millefiorini NORCIA – Visita a sorpresa a Norcia di Mons. Riccardo Fontana attuale arcivescovo di Arezzo, Cortona e Sansepolcro, già Arcivescovo dell’Arcidiocesi di Spoleto Norcia dal 1996 al 2009. Accompagnato dal suo successore Mons. Renato Boccardo, la visita di Fontana a Norcia è stata piena di emozione e commozione sin dai primi passi nel varcare Porta Romana: ingresso della ‘zona rossa’ delimitata dalle mura cittadine.

Anche per chi scrive, da nursino, è occasione di entrare per la prima volta a Norcia da quel 30 ottobre che ha cambiato la storia della città. Percorrendo corso Sertorio balza agli occhi l’apparente integrità dei palazzi che, seppur ovviamente saranno messi sotto osservazione, hanno resistito a 5 violenti, violentissimi terremoti che in 60 giorni hanno martoriato la dorsale appenninica Umbro Marchigiana. Arrivando in piazza San Benedetto, lo scenario cambia. La statua di San Benedetto al centro è circondata da lunghissime autogrù, al posto delle bandiere che l’adornavano nel giorno della sua festa il 21 marzo; svettano imponenti per consentire ai vigili del fuoco, instancabili giorno e notte, la messa in sicurezza dei monumenti danneggiati che ornano la piazza di Norcia, rendendola tra le più belle d’Italia e non solo.

A terra, ai piedi del monumento al Patrono d’Europa, l’imponente campana della torre del palazzo Comunale, messa in salvo i giorni scorsi.

“L’anima della città di San Benedetto è immortale e resterà in piedi anche nelle prove durissime, come questa, che non si ricordano a memoria d’uomo” dice Mons. Fontana, ringraziando il Signore che nessuno sia morto: “le case e le Chiese si ricostruiscono se lo Stato è leale, ma i crolli più grossi sono nell’animo delle persone: il popolo nursino è forte ma bisogna far sentire loro che ci siamo.”

L’immagine che dal 30 ottobre ha fatto il giro del mondo, la Basilica di San Benedetto caduta, desta commozione e lacrime per chi ha vissuto e vive tutt’ora Norcia. A far da Cicerone a Mons. Fontana, il parroco di Norcia Don Marco Rufini ormai da giorni automunitosi di elmetto giallo. Tra le pietre cadute e le macerie della con cattedrale di Santa Maria e della Basilica viaggiano i ricordi, i racconti; tra una crepa e l’altra bagliori di luce.

La facciata di San Benedetto, stoicamente in piedi, poggia su se stessa e all’arco del portico delle misure, con il suo rosone che, nonostante il grigio del cielo novembrino che accenna neve, continua a sprigionare i colori dei suoi vetri all’interno della Basilica che non c’è più, sulle macerie coperte da un telo nero: c’è ancora qualcosa da recuperare li sotto. “Al restauro di San Benedetto – ricorda Mons. Fontana – feci scrivere al suo ingresso Totius Europae Principalis Patronus: che a crollare ora non sia l’Europa”.

Proseguendo il corso lungo Via Roma, direzione Porta Ascolana, altra polvere e pietre nella facciata della Chiesa della Madonna Addolorata, dedicata al prodigioso dipinto attorno al quale si raccoglie molta devozione nursina, messo in salvo solo poche ore prima del crollo; anche questa Chiesa pattugliata dai vigili del fuoco, pronti a sorvolarla per un nuovo ‘sopralluogo’ tramite drone.

Riattraversando la piazza, funzionari del Mibact continuano nella recupero di opere esposte al Museo della Castellina; un’altra occhiata alla piazza colpita, ferita, e allo sguardo di San Benedetto che al centro sembra dire ‘io sono qui’ e la sua mano indicare ora da dove ripartire, dalla facciata della Basilica in piedi dove “i pali della storia, hanno retto”.

Tornando verso Porta Romana passiamo lungo la via dell’Auditorium San Francesco, anch’esso ormai a cielo aperto: si scorgono appena due autovetture sotto i massi crollati dall’edificio dove per tutta l’estate hanno risuonato le melodie dei Corsi Internazionali d’Interpretazione musicale e la ‘casa della musica’ per il Coro San Benedetto e del Complesso Bandistico Città di Norcia; struggente poi la visione della Chiesa di Santa Rita nell’omonima piazzetta che ha tentato di resistere fino alla fine. Riusciamo da Porta Romana, il piccolo ‘giro’ è finito: “non abbandonate le tradizioni e la vostra cultura” si raccomanda ancora un commosso Mons. Fontana prima di congedarsi dalla ‘sua città caduta’.

Inevitabile di nuovo uno sguardo indietro alla piazza dove si scorge San Benedetto: la speranza che da li ripartirà Norcia.

1 Commento

  1. Quando sarò in grado di poter tornare a Norcia vorrei rivederla nella sua splendida e Maestosa Bellezza.Ora mi viene solo un gran nodo alla gola vederla ridotta in macerie .

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