
Valnerina laboratorio del futuro, servono risorse e visione
Nel pieno dell’estate, torna centrale il dibattito sulle Aree Interne, ma per chi le vive e le amministra, si tratta di una realtà quotidiana fatta di sfide e potenzialità. I territori considerati marginali per collocazione geografica, come quelli della dorsale appenninica umbra, mostrano invece una rilevanza profonda in termini di identità, patrimonio culturale e possibilità di sviluppo.
La nuova Strategia Nazionale per le Aree Interne 2021–2027 ha riportato l’attenzione su fenomeni strutturali come lo spopolamento e il declino demografico, interessando circa 4.000 Comuni e oltre 13 milioni di cittadini, sparsi su oltre il 60% del territorio italiano. Se da un lato alcune espressioni infelici contenute nel documento iniziale hanno suscitato polemiche, dall’altro hanno evidenziato l’esigenza di risposte concrete e coordinate. L’idea che queste zone siano condannate al declino è una narrazione che non solo risulta superata, ma che rischia di minare gli sforzi tesi a valorizzarle.
Servizi ridotti e mancanza di opportunità aggravano la condizione di questi territori. Contrastare il progressivo spopolamento richiede un investimento mirato in infrastrutture fondamentali: scuole, presidi sanitari, trasporti, connessioni digitali e spazi culturali. È proprio da questo approccio integrato che può emergere una visione nuova, capace di restituire centralità alle cosiddette periferie.
A Monteleone di Spoleto, comune simbolo della Valnerina, la prospettiva è chiara: non servono piani calati dall’alto, ma politiche condivise che partano dalla valorizzazione delle risorse locali. È qui che il CEDRAV – Centro di Documentazione e Ricerca Antropologica nella Dorsale Appenninica – gioca un ruolo cruciale. Struttura di riferimento della Regione Umbria, il centro rappresenta oggi un punto nevralgico per lo studio, la tutela e la promozione delle culture locali. Ma è anche molto di più: un motore capace di generare innovazione sociale ed economica, partendo dall’identità profonda dei territori.
Lontano dall’idea di museo tradizionale, il CEDRAV si configura come un laboratorio dinamico, dove la memoria si traduce in progettualità. Qui le culture locali non vengono archiviate, ma attivate come strumenti di trasformazione. Il radicamento nei luoghi diventa leva per nuovi modelli di abitare, lavorare e fare impresa, a partire da una visione sostenibile e a misura d’uomo.
Questo approccio ha bisogno di supporto stabile e strutturale. Il centro non può essere lasciato a logiche emergenziali o assistenziali, ma va sostenuto come fulcro di una strategia di lungo periodo. È compito della Regione Umbria riconoscerne il valore e investire risorse per consolidarne la funzione e potenziarne l’impatto.
I piccoli comuni della Valnerina, spesso erroneamente considerati residuali, possono diventare autentici laboratori del futuro. I sindaci conoscono a fondo le esigenze dei territori e chiedono strumenti adeguati, alleanze istituzionali e un governo multilivello efficace e coeso. Non bastano dichiarazioni d’intenti: servono atti concreti, politiche integrate, piani di sviluppo calibrati sulle reali vocazioni locali.
Rigenerare le Aree Interne significa partire da ciò che sono: comunità resilienti, paesaggi unici, patrimoni culturali vivi. È su questa base che si può costruire una strategia fondata sull’inclusione, sulla qualità della vita e sulla sostenibilità. Il CEDRAV può divenire il centro permanente di questo processo, uno spazio in cui far convergere ricerca, partecipazione e innovazione.
Per fare ciò, è indispensabile che le istituzioni regionali e nazionali riconoscano in queste aree una risorsa strategica per il Paese. Non un’eredità da accompagnare al tramonto, ma una potenzialità da coltivare. Con visione politica, impegno finanziario e una governance condivisa, è possibile invertire la rotta. La rinascita delle Aree Interne non è solo auspicabile: è necessaria.
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