
Tribunale Spoleto dice no a dissequestro struttura Ancarano Norcia Il Giudice del Tribunale di Spoleto ha rigettato l’istanza con la quale gli avvocati difensori, dello studio del Professor David Brunelli, chiedevano il dissequestro della struttura di Ancarano di Norcia. La decisione è stata presa in quanto secondo il giudice, con l’istanza presentata dall’ordinario di diritto penale dell’ateneo di Perugia, non si “introduce alcun fatto nuovo capace di mutare il quadro di riferimento” che sta alla base del dispositivo di misura cautelare.
Secondo la sentenza, sostanzialmente, permangono le condizioni di applicabilità del sequestro preventivo, per tema che – sempre secondo Palazzo di Giustizia – restituendo la struttura in capo agli imputati si possano aggravare o protrarre le conseguenze dei reati.
LEGGI ANCHE: Il tribunale riesame rigetta il ricorso, Casa di Ancarano resta sotto sequestro
Secondo il Giudice, “l’indiscriminata ripresa dei lavori dei lavori abusivi – per difetto dei prescritti titoli abitativi – determinerebbe il consolidamento della lesione già arrecata agli interessi protette dalle norme incriminatrici“.
Il Tribunale scrive anche che si rileva il rischio di deterioramento della struttura di Ancarano e che potrebbe essere fronteggiata con nuovi interventi sulla impermeabilizzazione, messa in sicurezza e manutenzione ordinaria dell’immobile.
Il Giudice, però, non ha poteri in tal senso e non può autorizzare simili interventi, perché si tratta di prerogativa, attinente alle modalità di esecuzione del sequestro preventivo, riservata al pubblico ministero.
Di fatto, quindi, una conferma di quello che era il periculum in mora evidenziato nell’ordinanza di sequestro preventivo del 4 gennaio 2018 riportato anche nell’istanza avanzata dai legali dello studio Brunelli.
… a sostegno del sequestro nel fatto che “essendo i lavori [di completamento dell’opera] ancora in corso, […] la disponibilità della [struttura] da parte degli indagati [potrebbe] aggravare o protrarre le conseguenza del reato o agevolare la commissorie di altri reati analoghi, in quanto, non essendo ancora ultimata la costruzione che si assume abusiva, la prosecuzione dei lavori determinerebbe un consolidamento della lesione dell’interesse protetto dalla normativa urbanistica e paesaggistica violate”…
Dallo studio Brunelli si esprime perplessità per la sentenza e si ribadisce che “l’impatto ambientale e paesaggistico sarebbe facilmente ovviabile rimuovendo il cantiere, dopo aver terminato quegli ultimi e piccoli interventi.
Commenta per primo